
La mia estetista mi dà del “lei”!
Voglio raccontarvi un aneddoto che ha a che fare con la scelta dell’allocutivo …
il caso strano della mia estetista.
La mia estetista è una signora sulla quarantina abbondante, mamma di famiglia e abbastanza competente nel suo lavoro. Gestisce un centro estetico a Ciampino e collabora con una giovane ragazza under 30 ormai da molti anni (che io sappia almeno cinque).
Ebbene… le due ancora si danno de “lei”.
La cosa è evidentemente voluta e credo sia ancorata all’idea antiquata che il “lei” dà un’immagine di professionalità. La cosa poi in parte crolla perchè le due si chiamano per nome e, addirittura, la giovane utilizza un’abbreviazione (“Gabry” anzichè “Gabriella”), cosa che denota una certa confidenza di rapporti.
Evidentemente l’allocutivo che hanno scelto (il “lei”) ha una funzione pragmatica, utile a definire la “distanza” che le due vogliono mantenere in pubblico (probabilmente per scelta della responsabile).
Il fatto che entrambe utilizzino lo stesso allocutivo denoterebbe una simmetria di rapporti. Tradotto: siamo sullo stesso piano ma manteniamo un rapporto formale. Insomma, non sembra esserci la volontà da parte della Senior di sovrastare la Junior. Se avesse voluto farlo, le avrebbe dato del “tu” pretendendo di ritorno il “lei”. Una cosa così:
Junior: Gabriella, cosa ne pensa? posso iniziare la pulizia del viso?
Senior: Iniziala pure cara, grazie.
Quando lavoravo all’università (facevo l’assistente di una prof), la mia prof, ma anche gli altri prof del dipartimento, mi chiamavano tutti per nome, ma mi davano del lei. Certo, si può dire che il contesto fosse formale, ma non lo era affatto. Era un ambiente molto familiare e i prof erano tutti più grandi dei miei genitori. Se mi avessero dato del tu, non ci avrei trovato nulla di strano (ho lavorato lì tra i 22 e i 29 anni). Eppure devo dirti che mi piaceva che, nonostante ci fosse molta confidenza con loro, mi dessero dal lei. Mi faceva sentire che avevano rispetto nei miei confronti e per il mio lavoro, mentre il fatto che mi chiamassero per nome (talvolta anche diminutivo o vezzeggiativo) la trovavo una manifestazione di affetto. Era un bell’ambiente che ricordo con nostalgia.
Sì, ricordo anche io questa cosa nel breve periodo in cui ho collaborato all’univ ed effettivamente mi sembra appropriato in quel contesto il “lei”.
Pensa che io anche a scuola avevo un prof. che dal primo superiore in poi ci ha dato del “lei”. Un bel segno di rispetto e di simmetria e, nella caso della scuola, di responsabilità. Poteva essere infatti un velato tentativo di responsabilizzazione: dal momento in cui ti do del “lei” ti riconosco al mio livello quindi come un adulto. Ricordo che a quindici anni la cosa mi pareva molto strana.
In generale comunque non c’è nulla di male nell’uso del “lei”. Quello che intendevo dire con il post però è che per l’estetista poterebbe essere controproducente mantenere la distanza con le clienti. Se mi tieni troppo “distante” rischio di non “rilassarmi” e magari di non parlare in confidenza del mio pelo incarnito, della mia macchia sulla pelle o della mia ritenzione idrica… non so se mi spiego. In fondo gli argomenti trattati da un’estetista sono molto intimi e personali. In questo caso specifico il “tu” potrebbe essere un atto di furbizia.
Sai, non a tutti può piacere che si dia del tu, anche se si tratta dell’estetista. Anche dare del tu potrebbe essere controproducente.
Mia madre è una vita che va dalla stessa parrucchiera, si raccontano i fatti loro, ma si danno sempre del lei. Non credo proprio che nessuna delle due vorrebbe darsi del tu. A me invece dà del tu perché mi conosce da bambina.
Personalmente mi dà molto fastidio quando qualcuno in un locale/negozio ecc… mi dà del tu, anche se lo conosco da anni, a meno che non lo conosco anche al di fuori di quel contesto.
Poi dipende anche da dove vivi.
Anche a me il lei piace molto, lo considero una forma di cortesia. Inoltre, molto più versatile del piatto “tu”, può trasformarsi facilmente in un’arma (quando se ne fa un uso polemico) o in uno strumento comico (quando lo si usa con ironia o per fare il verso a una “macchietta”).
Sì, è vero! è ottimo per l’ironia! ma in quel caso lo staresti scimmiottando, cara la mia Laura!
Scherzi a parte, io ho un serio problema con il lei. Mi viene naturale quando percepisco l’autorevolezza di qualcuno (badate bene, dico “autorevolezza” e non “autorità”) ma se non la percepisco proprio non mi viene!
In generale preferirei non avere questa possibilità, tipo in inglese. Un madrelingua inglese non ha proprio il problema di doverlo usare…